Il Tarassaco
Tarassacum officinale Weber
Famiglia: Asteraceae
Nomi comuni – dente di leone, piscia cane, piscialetto, soffione.

Il nome Taraxacum deriverebbe dal greco tarasso che significa sanare, guarire con riferimento alle sue proprietà benefiche. Alcuni autori non escludono la sua derivazione dall’arabo Tharachakon che significa erba amara, cicoria.

È una pianta erbacea perenne, di altezza 2-60 cm priva di fusto, con foglie oblunghe-lanceolate, frastagliate di festoni triangolari, disposte in rosetta radicale.
I fiori sono giallo-dorati, in capolino solitario e grande, contornato da brattee lanceolate verdi.
È specie molto comune in tutto il territorio, che vive nelle schiarite di boschi caducifogli, nei prati concimati, negli ambienti ruderali.

Poiché i suoi fiori si aprono all’alba e si chiudono al tramonto, la leggenda narra che il tarassaco sia nato dalla polvere sollevata dal carro di Elio (il Sole) mentre viaggiava intorno alla terra.

Fra i vari nomi usati per indicare questa pianta è de ricordare “Piscialetto” che meglio di ogni altro descrive le proprietà diuretiche di questa specie.
Nell’uso popolare le foglie e le radici trovano un’infinità di applicazioni: nelle malattie del fegato e della milza; nei casi di renella, per calmare i bruciori urinari e le coliche nefritiche; nel trattamento delle verruche (si usava il lattice); nello scorbuto.
Le foglie venivano utilizzate a uso interno in decotto come depurativo del sangue, del fegato e per disintossicare l’organismo; ad uso esterno per bagni per le varici.
Negli usi magici il fiore era considerato portatore di denaro e la pianta protettrice e purificatrice.

Negli usi comuni le foglie sono adoperate, similmente a quelle della cicoria, come verdura depurativa mangiata cruda in insalata o cotta in minestre o contorni.
I boccioli si possono raccogliere e mettere sotto sale o sotto aceto come sostitutivi dei capperi.
I fiori sono usati in pastiglie contro gli arrossamenti o usati come sciroppo, chiamato “miele di tarassaco” contro la tosse, l’influenza ed il raffreddore.
La radice torrefatta è succedanea della cicoria per il caffé, ed è in grado di sostituire la curcuma per le sue qualità colagoghe.
Fa parte dell’elenco delle piante officinali spontanee vincolate e soggette alle norme della Legge 99/31 e RD 772/32.

Ha proprietà amare – aperitive, tonico-digestive, colagoghe, coleretiche, lassative, depurative, ipocolesterolemiche, diuretiche.

Foto di Federica Spaziani