È un frutto dalle proprietà lassative e in decotto serve contro la tosse e le bronchiti; secco ha caratteristiche antidiarroiche e astringenti.
È edule, molto nutriente, ricco di proteine e zuccheri. La farina ricavata dalla polpa essiccata è efficace contro le infezioni intestinali.
A uso alimentare serve per approntare i dadi vegetali, per preparare le melasse per sciroppi e dolci, per cibi dietetici, nei biscotti e altri prodotti da forno, e come sostitutivo dell’aroma del cioccolato nelle caramelle e nei gelati; mentre in pediatria è impiegato per le sue proprietà rimineralizzanti e ricostituenti. Essendo privo di glutine, è alimento adatto per le diete dei celiaci.

È il frutto del CARRUBO, il cui nome scientifico Ceratonia siliqua L. deriva dal greco kéras che significa corno e téino che significa io protendo, quindi corno proteso, probabilmente in riferimento alla forma e alla consistenza del frutto. L’epiteto specifico deriva invece dal latino siliqua che significa baccello, sempre con allusione ai frutti. Siliqua è anche il nome di un antico borgo in provincia di Cagliari, feudo della famiglia pisana della Gherardesca citata da Dante, dove vi sono ancora oggi numerose piante di questa specie.
Il nome comune Carrubo sembra derivare dall’arabo “charrùba“.

In Inghilterra viene chiamato “St. John’s bread” e in Germania Johannisbrot, cioè pane di S. Giovanni, perché in un passo della Bibbia viene narrato che il santo, trovandosi nel deserto, riuscì a sopravvivere nutrendosi di locuste, che alcuni autori interpretarono come carrube. Nella realtà il Santo mangiò le locuste, ma il nome rimase.

In Siria e in Asia Minore ero sotto la protezione di San Giorgio, motivo per cui, ancora oggi, molte cappelle dedicate a questo Santo sono ombreggiate da alberi di questa specie.

Nella tradizione popolare siciliana è considerato infame, in quanto si crede che Giuda si impiccò su un carrubo (secondo altri autori, invece, Giuda si impiccò all’albero di Giuda, Cercis siliquastrum).

I semi, ricchi di gomme mucillaginose idratanti per la pelle, sono impiegati nelle industrie farmaceutiche, cartarie e tessili (come appretto), sono mescolati ai pasti dei lattanti per renderli più consistenti, torrefatti sono usati come surrogati del caffè.
Di grandezza e peso uniforme, in passato erano usati dai gioiellieri come unità di peso delle pietre preziose; in greco kerátion, in arabo, qïrat, da cui derivò la nostra parola “carato”.
Rappresentava anche l’unità di misura dell’oro, esprimevo cioè il numero di parti di oro fino contenute in 24 parti di lega; di conseguenza un oro a 24 carati era purissimo.

Dalla corteccia e dalle foglie si ricavano sostanze tanniche usate per la concia delle pelli.
I rami sono usati per la fabbricazione dei cannelli delle pipe; il legno del fusto, duro, resistente e compatto, è apprezzato per lavori di ebanisteria e falegnameria.
È specie mellifera da cui si ricava un miele colore ambra scuro.

CARRUBO SECOLARE
A Gallipoli (LE) vive uno degli esemplari più vetusti che vanta 500 anni di età e una circonferenza di 14 m di diametro.

Dal libro inedito sulle Piante officinali di Federica Spaziani