FICO D’INDIA
Opuntia ficus-indica (L.) Mill.
Famiglia – Cactaceae

Originario del Messico è naturalizzato in tutto il Mediterraneo e nelle zone temperate di America, Africa, Asia e Oceania.
Dal Messico, nell’antichità, si diffuse tra le popolazioni del Centro America che la coltivarono già ai tempi degli Atzechi, presso i quali era considerata pianta sacra con forti valori simbolici.
La pianta arrivò nel Vecchio Mondo intorno al 1943, anno del ritorno a Lisbona della spedizione di Cristoforo Colombo.

Grazie alla sua capacità di svilupparsi anche in ambienti aridi, si rivela una pianta di enormi potenzialità per l’agricoltura e l’alimentazione dei paesi con penuria di acqua.
Possiede un notevole valore nutrizionale essendo ricco di minerali, soprattutto Calcio e Fosforo, e di vitamina C.

La risorsa alimentare più pregiata è rappresentata dai frutti, chiamati fichi d’India, che oltre ad essere consumati freschi, possono essere utilizzati per la produzione di succhi, liquori, gelatine, marmellate, dolcificanti, etc; ma anche le pale, più propriamente i cladodi, possono essere mangiati freschi, in salamoia, sotto aceto, canditi, sotto forma di confettura. Vengono utilizzati anche come foraggio.
Spinati accuratamente e scottati su piastre arroventate di pietra o di ferro, i cladodi fanno parte delle abitudini alimentari del Messico, così come di altri paesi latinoamericani. Non è difficile trovarne nei mercati rionali già pronti all’uso o venduti dagli ambulanti per le strade, insieme a crema di fagioli, mais e cipolla.

Peculiari della tradizione messicana sono il miel de tuna, uno sciroppo ottenuto dall’ebollizione del succo, il queso de tuna, una pasta dolce ottenuta portando il succo alla solidificazione, la melcocha, una gelatina ricavata dalle mucillagini dei cladodi, ed il colonche una bevanda fermentata a basso tenore alcolico.

In Sicilia si produce tradizionalmente uno sciroppo, ottenuto concentrando la polpa privata dei semi, del tutto simile come consistenza e gusto al quello di acero, ed utilizzato nella preparazione di dolci rustici, ma anche come infuso digestivo.

Nella medicina popolare
– i frutti sono considerati astringenti: per la ricchezza in vitamina C sono stati usati in passato dai naviganti nella prevenzione dello scorbuto;
– i giovani cladodi, riscaldati al forno, vengono utilizzati come emollienti, applicati in forma di cataplasma;
– l’applicazione diretta della “polpa” dei cladodi su ferite e piaghe costituisce un ottimo rimedio antiflogistico, riepitelizzante e cicatrizzante su ferite e ulcere cutanee;
– il decotto di fiori ha proprietà diuretiche.

PROPRIETÀ
antiossidanti dovute ai frutti;
gastroprotettive per la presenza delle mucillagini e delle pectine presenti nei cladodi;
– controllo del metabolismo glico-lipidico dovuto alla presenza di un polimero e di zuccheri che legano i grassi e gli zuccheri ingeriti con risultati notevoli nella sindrome metabolica;
cosmetiche: il succo/gel estratto dalle pale, per centrifugazione può essere utilizzato per lenire la pelle ustionata o graffiata, gli eritemi o curare i foruncoli.

Controindicazioni – Se consumato in quantità eccessive può causare occlusione intestinale causata dai semi. È sconsigliato questo frutto alle persone affette da diverticolosi intestinale.

Dal libro inedito “Le piante alimentari” di Federica Spaziani