BIANCOSPINO
Crataegus oxyacantha L.
Famiglia: Rosaceae

Il suo nome botanico deriva dal greco krátos che significa forza, da oxús che significa aguzzo e da ánthos che significa fiore.
Rappresenta il simbolo della Purezza derivato dalla leggenda che narra che la Madonna, durante la fuga in Egitto, appese sui rami di questa pianta i panni lavati di Gesù.
I Greci ornavano gli altari nuziali con i suoi rami fioriti, mentre presso i Romani la pianta era dedicata alla dea Maia che regnava sul mese di maggio e imponeva la castità, e alla dea Flora simbolo della primavera trionfante.
Nel Medioevo, per attirare prosperità e fertilità, si usava danzare intorno a un biancospino, collocato nella piazza principale del villaggio e adornato di oggetti simbolo di fecondità.
Le tradizioni popolari attribuiscono a questa pianta il potere di tenere lontani i fulmini dalle case se appeso dietro alle porte, e di portare armonia, gioia e amore all’interno delle dimore; inoltre si pensava fosse la casa di fate e folletti.
Per questo motivo i Celti lo raccoglievano solamente la mattina di Beltane, unico momento in cui le fate avrebbero concesso il prelievo. Sempre i Celti dedicavano al biancospino il primo mese dell’anno che, secondo il loro calendario, cadeva tra la metà di maggio e la prima decade di giugno.
Credendolo in grado di infondere speranza, veniva usato nei rituali magici di fertilità e prosperità e veniva bruciato nei momenti di scoraggiamento e depressione.

Componenti principali
Glucosidi (crategina e ossiacantina), derivati flavonici della trimetilammina, olio essenziale, acido craterico e crategolico, lattone, vitamina C.

Proprietà
Febbrifughe, antidiarroiche, antispasmodiche, narcotiche sedative nervine e vascolari, cardiotoniche, ipotensive dilatatorie, diuretiche, antiscorbutiche.

Il biancospino è l’arbusto che ospita il maggior numero di animali, è infatti specie nutrice delle vistose farfalle Aporia crategi, Eudia pavonia e Iphiclides podalirius. Le api sono particolarmente ghiotte del suo nettare e polline e l’avifauna dei suoi frutti. Grazie alla sua chioma fitta e compatta la piccola fauna selvatica e gli uccelli trovano ricovero e abitazione.

I frutti, ricchi di vitamina C, vengono utilizzati per la preparazione di marmellate.

È ottimo per la costituzione di siepi impenetrabili dagli animali.
Molto apprezzata anche come pianta ornamentale, singola o in gruppi, per la sua copiosa fioritura e la colorazione dei suoi frutti.

Può essere confuso con il Crataegus monogyna Jacq., molto più comune nei cespuglietti, siepi e boschi xerofili dell’intero territorio, caratterizzato dall’avere foglie più profondamente lobate e un solo seme. Durante l’inverno si può confondere con il prugnolo (Prunus spinosa L.) dal quale si distingue per la corteccia squamosa.

Dal libro inedito sulle Specie spontanee di Federica Spaziani