IPERICO
Hypericum perforatum L.
Famiglia: Hypericaceae

Secondo alcuni autori latini il nome Hypericum deriva da cum-Iperione, cioè con Iperione che, secondo la mitologia, è il padre del Sole e dell’Aurora. Per questo motivo i Latini la consideravano una delle piante più solari presenti in natura e la utilizzavano per curare i problemi dovuti ad eccesso di calore negativo quali bruciature, scottature,infiammazioni interne.
Secondo Dioscoride ed Ippocrate il significato del nome, derivante dal greco yper che significa sopra ed eikon che significa immagine, è “al di sopra” per intendere che era al di sopra dell’oltretomba e degli inferi. Da qui il nome di “erba cacciadiavoli” e l’utilizzo di questa pianta in tempi antichi per curare gli atteggiamenti negativi mentali e gli attacchi di epilessia.

Nel Medioevo veniva appeso alle porte e finestre delle abitazioni per tenere lontani i demoni, gli incubi e gli spettri, e veniva sparso all’interno delle case e messo addosso alle persone indemoniate.
Era utilizzato dai Crociati per curare le ferite di guerra.

È chiamato erba di San Giovanni poiché proteggeva le persone che si trovavano per la strada la vigilia della notte di San Giovanni quando le streghe si incontravano nel convivio annuale.
Viene anche chiamata popolarmente l’”erba della flagellazione” per le sue foglie cosparse di ghiandole translucide che sembrano piccoli fori simili a ferite (da qui il nome perforatum), analogia al corpo di Cristo flagellato.
I pastori della Valle di Susa (Piemonte), quando in estate dormivano nelle stalle in alta montagna, erano solititi disinfettare e profumare l’ambiente bruciando l’iperico insieme con altre piante.

Ha proprietà rinfrescanti, antisettiche, astringenti, antinfiammatorie, decongestionanti, balsamiche anticatarrali, vermifughe.

L’iperico viene utilizzato per curare le depressioni lievi.
I fiori, se strofinati, tingono di rosso.
L’olio rosso o oleolito, ottenuto per macerazione delle sommità fiorite in olio d’oliva esposto al sole, viene impiegato per irritazioni cutanee, pruriti, ragadi, piaghe da decubito, scottature (soprattutto da sole), punture di insetti, per reumatismi, sciatalgia, artrite, eczemi, per dolori muscolari, geloni e contusioni.
La pianta bruciata emana un profumo molto simile a quello dell’incenso.
Viene usato in liquoreria come aromatizzante digestivo e in cosmesi per prodotti eudermici.

Dal libro inedito sulle Specie officinali di Federica Spaziani
Foto di Federica Spaziani