Papavero
Papaver rhoeas L.
Famiglia: Papaveraceae

Il nome deriva dal latino papaver, che a sua volta deriverebbe dal celtico papa con significato di pappa, dovuto al fatto che probabilmente in passato veniva mescolato alla pappa dei bambini per conciliarne il sonno.
Il termine rhoeas proviene dal greco rheo che significa scorrere via, con allusione alla caducità dei suoi petali,
oppure dal greco róia che significa melograno per il colore rosso del fiore.

È simbolo di mollezza e pigrizia, per le sue doti soporifere, e nel contempo evoca immagini solari per il colore rosso vivo del suo fiore e le foglie che sembrano seta al tatto.

Per i Cristiani era il simbolo del Redentore per il colore purpureo associato al colore del sangue di Cristo sulla croce.
Per questo motivo lo si trova scolpito nelle cattedrali medioevali come rappresentazione del Sacrificio del Salvatore.

Questo fiore è però anche associato al Potere. Un’antica leggenda che ha come protagonista Tarquinio il Superbo narra che il re di Roma, per mostrare al figlio il modo più sicuro per impossessarsi di Gabi (antica città del Lazio), fece abbattere i papaveri più alti del suo giardino simboleggianti le teste dei cittadini più autorevoli. Da questo episodio derivarono i modi di dire “Gli alti papaveri della politica” o “
É stato un alto papavero a procurargli il lavoro”.

Veniva usato in passato come rimedio contro la gotta, il fuoco di S. Antonio, contro il mal di denti, contro le rughe e per massaggiare la pelle arrossata.

Nel linguaggio dei fiori questa pianta è simbolo dell’Orgoglio sopito.

Negli usi magici popolari i semi vengono utilizzati come talismani e rituali per la fertilità, l’abbondanza e l’entrata di denaro. Vengono inoltre usati come antistress per aumentare il vigore e la forza.

Ha proprietà bechiche, sudorifere, calmanti, narcotiche, sonnifere, antinervose, emollienti.

Con i suoi petali si ottiene una tintura rossa per la presenza degli antociani rosso vivo, che serve a tingere di rosso gli sciroppi, le confetture e le bevande e che veniva utilizzata dalle donne per truccare le labbra e le guance.
I semi seccati vengono utilizzare nella confezione di alcuni tipi di pane, nei dolci, nelle pietanze e per la produzione di un olio con buone qualità dietetiche e ottimo come lenitivo ed emolliente.
I getti primaverili si possono mangiare in insalata, cotti come contorno, nelle minestre, come ripieno delle torte salate, mescolati anche ad altre erbe.

Dal libro inedito sulle Specie spontanee di Federica Spaziani